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dai GIORNALI di OGGIIntesa in Senato: referendum il 21/6 Accordo tra maggioranza e opposizione nella Conferenza dei capigruppo: verso un disegno di legge europarlamento La finocchiaro: "era meglio l'election day, ma sono scaduti i termini" Italiani a Strasburgo: assenze record Tra i 20 peggiori metà sono "nostri" La ricerca (privata) di un assistente parlamentare. Basse anche le presenze in commissione 2009-04-22 |
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Dopo i quesiti del referendum del 21 Giugno, più sotto trovate la rassegna stampa.
Dal sito del il SOLE 24 ORE
per l'articolo completo vai al sito Internet
http://www.ilsole24ore.com2009-04-30
Cdm: referendum il 21 giugno
I Quesito - modulo colore verde:
Premio di maggioranza alla lista più votata - Camera
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11 aprile 2009
Volete voi che sia abrogato il Decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, nel testo risultante per effetto di modificazioni ed integrazioni successive, titolato "Approvazione del testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei Deputati", limitatamente alle seguenti parti:
art. 14-bis, comma 1: "I partiti o i gruppi politici organizzati possono effettuare il collegamento in una coalizione delle liste da essi rispettivamente presentate. Le dichiarazioni di collegamento debbono essere reciproche.";
art. 14-bis, comma 2: "La dichiarazione di collegamento è effettuata contestualmente al deposito del contrassegno di cui all'articolo 14. Le dichiarazioni di collegamento hanno effetto per tutte le liste aventi lo stesso contrassegno.";
art. 14-bis, comma 3, limitatamente alle parole: "I partiti o i gruppi politici organizzati tra loro collegati in coalizione che si candidano a governare depositano un unico programma elettorale nel quale dichiarano il nome e cognome della persona da loro indicata come unico capo della coalizione.";
art. 14-bis, comma 4, limitatamente alle parole "1, 2 e";
art. 14-bis, comma 5, limitatamente alle parole: "dei collegamenti ammessi";
art. 18-bis, comma 2, limitatamente alle parole: "Nessuna sottoscrizione è altresì richiesta per i partiti o gruppi politici che abbiano effettuato le dichiarazioni di collegamento ai sensi dell'art. 14-bis, comma 1, con almeno due partiti o gruppi politici di cui al primo periodo e abbiano conseguito almeno un seggio in occasione delle ultime elezioni per il Parlamento europeo, con contrassegno identico a quello depositato ai sensi dell'art. 14.";
art. 24, numero 2), limitatamente alle parole: "alle coalizioni e";
art. 24, numero 2), limitatamente alle parole: "non collegate";
art. 24, numero 2), limitatamente alle parole: ", nonché per ciascuna coalizione, l'ordine dei contrassegni delle liste della coalizione";
art. 31, comma 2, limitatamente alle parole: "delle liste collegate appartenenti alla stessa coalizione";
art. 31, comma 2, limitatamente alle parole: "di seguito, in linea orizzontale, uno accanto all'altro, su un'unica riga";
art. 31, comma 2, limitatamente alle parole: "delle coalizioni e";
art. 31, comma 2, limitatamente alle parole: "non collegate";
art. 31, comma 2, limitatamente alle parole: "di ciascuna coalizione";
art. 83, comma 1, numero 2): "2) determina poi la cifra elettorale nazionale di ciascuna coalizione di liste collegate, data dalla somma delle cifre elettorali nazionali di tutte le liste che compongono la coalizione stessa, nonché la cifra elettorale nazionale delle liste non collegate ed individua quindi la coalizione di liste o la lista non collegata che ha ottenuto il maggior numero di voti validi espressi;";
art. 83, comma 1, numero 3), lettera a): "a) le coalizioni di liste che abbiano conseguito sul piano nazionale almeno il 10 per cento dei voti validi espressi e che contengano almeno una lista collegata che abbia conseguito sul piano nazionale almeno il 2 per cento dei voti validi espressi ovvero una lista collegata rappresentativa di minoranze linguistiche riconosciute, presentata esclusivamente in una delle circoscrizioni comprese in regioni il cui statuto speciale prevede una particolare tutela di tali minoranze linguistiche, che abbia conseguito almeno il 20 per cento dei voti validi espressi nella circoscrizione;";
art. 83, comma 1, numero 3), lettera b), limitatamente alle parole, ovunque ricorrono: "non collegate";
art. 83, comma 1, numero 3), lettera b), limitatamente alle parole: ", nonché le liste delle coalizioni che non hanno superato la percentuale di cui alla lettera a) ma che abbiano conseguito sul piano nazionale almeno il 4 per cento dei voti validi espressi ovvero che siano rappresentative di minoranze linguistiche riconosciute, presentate esclusivamente in una delle circoscrizioni comprese in regioni il cui statuto speciale prevede una particolare tutela di tali minoranze linguistiche, che abbiano conseguito almeno il 20 per cento dei voti validi espressi nella circoscrizione";
art. 83, comma 1, numero 4), limitatamente alle parole: "le coalizioni di liste di cui al numero 3), lettera a), e";
art. 83, comma 1, numero 4), limitatamente alle parole, ovunque ricorrono: "coalizione di liste o";
art. 83, comma 1, numero 4), limitatamente alle parole: "coalizioni di liste o";
art. 83, comma 1, numero 5), limitatamente alle parole: "la coalizione di liste o";
art. 83, comma l, numero 6): "6) individua quindi, nell'àmbito di ciascuna coalizione di liste collegate di cui al numero 3), lettera a), le liste che abbiano conseguito sul piano nazionale almeno il 2 per cento dei voti validi espressi e le liste rappresentative di minoranze linguistiche riconosciute, presentate esclusivamente in una delle circoscrizioni comprese in regioni il cui statuto speciale prevede una particolare tutela di tali minoranze linguistiche, che abbiano conseguito almeno il 20 per cento dei voti validi espressi nella circoscrizione, nonché la lista che abbia ottenuto la maggiore cifra elettorale nazionale tra quelle che non hanno conseguito sul piano nazionale almeno il 2 per cento dei voti validi espressi;";
art. 83, comma 1, numero 7): "7) qualora la verifica di cui al numero 5) abbia dato esito positivo, procede, per ciascuna coalizione di liste, al riparto dei seggi in base alla cifra elettorale nazionale di ciascuna lista di cui al numero 6). A tale fine, per ciascuna coalizione di liste, divide la somma delle cifre elettorali nazionali delle liste ammesse al riparto di cui al numero 6) per il numero di seggi già individuato ai sensi del numero 4). Nell'effettuare tale divisione non tiene conto dell'eventuale parte frazionaria del quoziente così ottenuto. Divide poi la cifra elettorale nazionale di ciascuna lista ammessa al riparto per tale quoziente. La parte intera del quoziente così ottenuta rappresenta il numero dei seggi da assegnare a ciascuna lista. I seggi che rimangono ancora da attribuire sono rispettivamente assegnati alle liste per le quali queste ultime divisioni hanno dato i maggiori resti e, in caso di parità di resti, alle liste che abbiano conseguito la maggiore cifra elettorale nazionale; a parità di quest'ultima si procede a sorteggio. A ciascuna lista di cui al numero 3), lettera b), sono attribuiti i seggi già determinati ai sensi del numero 4);";
art. 83, comma 1, numero 8), limitatamente alle parole: "varie coalizioni di liste o";
art. 83, comma 1, numero 8), limitatamente alle parole: "per ciascuna coalizione di liste, divide il totale delle cifre elettorali circoscrizionali di tutte le liste che la compongono per il quoziente elettorale nazionale di cui al numero 4), ottenendo così l'indice relativo ai seggi da attribuire nella circoscrizione alle liste della coalizione medesima. Analogamente,";
art. 83, comma 1, numero 8), limitatamente alle parole, ovunque ricorrono: "coalizione di liste o";
art. 83, comma 1, numero 8), limitatamente alle parole, ovunque ricorrono: "coalizioni di liste o";
art. 83, comma 1, numero 8), limitatamente alle parole: "coalizioni o";
art. 83, comma 1, numero 9): "9) salvo quanto disposto dal comma 2, l'Ufficio procede quindi all'attribuzione nelle singole circoscrizioni dei seggi spettanti alle liste di ciascuna coalizione. A tale fine, determina il quoziente circoscrizionale di ciascuna coalizione di liste dividendo il totale delle cifre elettorali circoscrizionali delle liste di cui al numero 6) per il numero di seggi assegnati alla coalizione nella circoscrizione ai sensi del numero 8). Nell'effettuare tale divisione non tiene conto dell'eventuale parte frazionaria del quoziente. Divide quindi la cifra elettorale circoscrizionale di ciascuna lista della coalizione per tale quoziente circoscrizionale. La parte intera del quoziente così ottenuta rappresenta il numero dei seggi da assegnare a ciascuna lista. I seggi che rimangono ancora da attribuire sono assegnati alle liste seguendo la graduatoria decrescente delle parti decimali dei quozienti così ottenuti; in caso di parità, sono attribuiti alle liste con la maggiore cifra elettorale circoscrizionale; a parità di quest'ultima, si procede a sorteggio. Successivamente l'Ufficio accerta se il numero dei seggi assegnati in tutte le circoscrizioni a ciascuna lista corrisponda al numero dei seggi ad essa attribuito ai sensi del numero 7). In caso negativo, procede alle seguenti operazioni, iniziando dalla lista che abbia il maggior numero di seggi eccedenti, e, in caso di parità di seggi eccedenti da parte di più liste, da quella che abbia ottenuto la maggiore cifra elettorale nazionale, proseguendo poi con le altre liste, in ordine decrescente di seggi eccedenti: sottrae i seggi eccedenti alla lista in quelle circoscrizioni nelle quali essa li ha ottenuti con le parti decimali dei quozienti, secondo il loro ordine crescente e nelle quali inoltre le liste, che non abbiano ottenuto il numero di seggi spettanti, abbiano parti decimali dei quozienti non utilizzate. Conseguentemente, assegna i seggi a tali liste. Qualora nella medesima circoscrizione due o più liste abbiano le parti decimali dei quozienti non utilizzate, il seggio è attribuito alla lista con la più alta parte decimale del quoziente non utilizzata. Nel caso in cui non sia possibile fare riferimento alla medesima circoscrizione ai fini del completamento delle operazioni precedenti, fino a concorrenza dei seggi ancora da cedere, alla lista eccedentaria vengono sottratti i seggi in quelle circoscrizioni nelle quali li ha ottenuti con le minori parti decimali del quoziente di attribuzione e alle liste deficitarie sono conseguentemente attribuiti seggi in quelle altre circoscrizioni nelle quali abbiano le maggiori parti decimali del quoziente di attribuzione non utilizzate.";
art. 83, comma 2, limitatamente alle parole: "la coalizione di liste o";
art. 83, comma 2, limitatamente alle parole: "coalizione di liste o";
art. 83, comma 2, limitatamente alle parole: "di tutte le liste della coalizione o";
art. 83, comma 3, limitatamente alle parole: "coalizioni di liste e";
art. 83, comma 3, limitatamente alle parole, ovunque ricorrono: "coalizione di liste o";
art. 83, comma 3, limitatamente alle parole: "coalizioni di liste o";
art. 83, comma 4: "L'Ufficio procede poi, per ciascuna coalizione di liste, al riparto dei seggi ad essa spettanti tra le relative liste ammesse al riparto. A tale fine procede ai sensi del comma 1, numero 7), periodi secondo, terzo, quarto, quinto, sesto e settimo.";
art. 83, comma 5, limitatamente alle parole: "numero 6),";
art. 83, comma 5, limitatamente alle parole: "e 9)";
art. 83, comma 5, limitatamente alle parole: "coalizione di liste o";
art. 83, comma 5, limitatamente alle parole: "coalizioni di liste o";
art. 84, comma 3: "Qualora al termine delle operazioni di cui al comma 2, residuino ancora seggi da assegnare alla lista in una circoscrizione, questi sono attribuiti, nell'àmbito della circoscrizione originaria, alla lista facente parte della medesima coalizione della lista deficitaria che abbia la maggiore parte decimale del quoziente non utilizzata, procedendo secondo un ordine decrescente. Qualora al termine di detta operazione residuino ancora seggi da assegnare alla lista, questi sono attribuiti, nelle altre circoscrizioni, alla lista facente parte della medesima coalizione della lista deficitaria che abbia la maggiore parte decimale del quoziente già utilizzata, procedendo secondo un ordine decrescente.";
art. 84, comma 4, limitatamente alle parole: "e 3";
art. 86, comma 2, limitatamente alle parole: ", 3"?".
11 aprile 2009
II Quesito - modulo colore bianco:
Premio di maggioranza alla lista più votata - Senato
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Volete voi che sia abrogato il Decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, nel testo risultante per effetto di modificazioni ed integrazioni successive, titolato "Testo unico delle leggi recanti norme per l'elezione del Senato della Repubblica", limitatamente alle seguenti parti:
art. 1, comma 2, limitatamente alle parole: "di coalizione";
art. 9, comma 3, limitatamente alle parole: "Nessuna sottoscrizione è altresì richiesta per i partiti o gruppi politici che abbiano effettuato le dichiarazioni di collegamento ai sensi dell'art. 14-bis, comma 1, del testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei deputati, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, con almeno due partiti o gruppi politici di cui al primo periodo del presente comma e abbiano conseguito almeno un seggio in occasione delle ultime elezioni per il Parlamento europeo, con contrassegno identico a quello depositato ai sensi dell'art. 14 del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957.";
art. 11, comma 1, lettera a), limitatamente alle parole: "alle coalizioni e";
art. 11, comma 1, lettera a), limitatamente alle parole: "non collegate";
art. 11, comma 1, lettera a), limitatamente alle parole: ", nonché, per ciascuna coalizione, l'ordine dei contrassegni delle liste della coalizione";
art. 11, comma 3, limitatamente alle parole: "delle liste collegate appartenenti alla stessa coalizione";
art. 11, comma 3, limitatamente alle parole: "di seguito, in linea orizzontale, uno accanto all'altro, su un'unica riga";
art. 11, comma 3, limitatamente alle parole: "delle coalizioni e";
art. 11, comma 3, limitatamente alle parole: "non collegate";
art. 11, comma 3, limitatamente alle parole: "di ciascuna coalizione";
art. 16, comma 1, lettera a), limitatamente alle parole: ". Determina inoltre la cifra elettorale circoscrizionale di ciascuna coalizione di liste, data dalla somma delle cifre elettorali circoscrizionali di tutte le liste che la compongono";
art. 16, comma 1, lettera b), numero 1): "1) le coalizioni di liste che abbiano conseguito sul piano regionale almeno il 20 per cento dei voti validi espressi e che contengano almeno una lista collegata che abbia conseguito sul piano regionale almeno il 3 per cento dei voti validi espressi;";
art. 16, comma 1, lettera b), numero 2), limitatamente alle parole: "non collegate";
art. 16, comma 1, lettera b), numero 2), limitatamente alle parole: "nonché le liste che, pur appartenendo a coalizioni che non hanno superato la percentuale di cui al numero 1), abbiano conseguito sul piano regionale almeno l'8 per cento dei voti validi espressi";
art. 17, comma 1, limitatamente alle parole: "le coalizioni di liste e";
art. 17, comma 1, limitatamente alle parole: "coalizioni di liste o";
art. 17, comma 1, limitatamente alle parole, ovunque ricorrono: "coalizione di liste o";
art. 17, comma 2, limitatamente alle parole: "la coalizione di liste o";
art. 17, comma 3: "Nel caso in cui la verifica di cui al comma 2 abbia dato esito positivo, l'ufficio elettorale regionale individua, nell'àmbito di ciascuna coalizione di liste collegate di cui all'articolo 16, comma 1, lettera b), numero 1), le liste che abbiano conseguito sul piano circoscrizionale almeno il 3 per cento dei voti validi espressi. Procede quindi, per ciascuna coalizione di liste, al riparto, tra le liste ammesse, dei seggi determinati ai sensi del comma 1. A tale fine, per ciascuna coalizione di liste, divide la somma delle cifre elettorali circoscrizionali delle liste ammesse al riparto per il numero di seggi già individuato ai sensi del comma 1, ottenendo così il relativo quoziente elettorale di coalizione. Nell'effettuare tale divisione non tiene conto dell'eventuale parte frazionaria del quoziente. Divide poi la cifra elettorale circoscrizionale di ciascuna lista ammessa al riparto per il quoziente elettorale di coalizione. La parte intera del quoziente così ottenuta rappresenta il numero dei seggi da assegnare a ciascuna lista. I seggi che rimangono ancora da attribuire sono rispettivamente assegnati alle liste per le quali queste ultime divisioni hanno dato i maggiori resti e, in caso di parità di resti, alle liste che abbiano conseguito la maggiore cifra elettorale circoscrizionale; a parità di quest'ultima si procede a sorteggio. A ciascuna lista di cui all'articolo 16, comma 1, lettera b), numero 2), sono attribuiti i seggi già determinati ai sensi del comma 1.";
art. 17, comma 4, limitatamente alle parole: "alla coalizione di liste o";
art. 17, comma 5, limitatamente alle parole, ovunque ricorrono: "coalizioni di liste o";
art. 17, comma 5, limitatamente alle parole, ovunque ricorrono: "coalizione di liste o";
art. 17, comma 5, limitatamente alle parole: "alle coalizioni di liste e";
art. 17, comma 6: "Per ciascuna coalizione l'ufficio procede al riparto dei seggi ad essa spettanti ai sensi dei commi 4 e 5. A tale fine, per ciascuna coalizione di liste, divide il totale delle cifre elettorali circoscrizionali delle liste ammesse al riparto ai sensi dell'articolo 16, comma 1, lettera b), numero 1), per il numero dei seggi ad essa spettanti. Nell'effettuare tale divisione non tiene conto dell'eventuale parte frazionaria del quoziente così ottenuto. Divide poi la cifra elettorale circoscrizionale di ciascuna lista per quest'ultimo quoziente. La parte intera del risultato così ottenuto rappresenta il numero dei seggi da attribuire a ciascuna lista. I seggi che rimangono ancora da attribuire sono rispettivamente assegnati alla lista per la quale queste ultime divisioni abbiano dato i maggiori resti e, in caso di parità di resti, a quelle che abbiano conseguito la maggiore cifra elettorale circoscrizionale.";
art. 17, comma 8: "Qualora una lista abbia esaurito il numero dei candidati presentati nella circoscrizione regionale e non sia quindi possibile attribuire tutti i seggi ad essa spettanti, l'ufficio elettorale regionale assegna i seggi alla lista facente parte della medesima coalizione della lista deficitaria che abbia la maggiore parte decimale del quoziente non utilizzata, procedendo secondo un ordine decrescente. Qualora due o più liste abbiano una uguale parte decimale del quoziente, si procede mediante sorteggio.";
art. 17-bis, limitatamente alle parole: "e 6";
art. 19, comma 2: "Qualora la lista abbia esaurito il numero dei candidati presentati in una circoscrizione e non sia quindi possibile attribuirle il seggio rimasto vacante, questo è attribuito, nell'àmbito della stessa circoscrizione, ai sensi dell'articolo 17, comma 8."".
III Quesito - modulo colore rosso:
Abrogazione candidature multiple
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Volete voi che sia abrogato il Decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, nel testo risultante per effetto di modificazioni ed integrazioni successive, titolato "Approvazione del testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei Deputati", limitatamente alle seguenti parti:
art. 19, limitatamente alle parole: "nella stessa",
art. 85.
CORRIERE della SERA
per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.corriere.it2009-04-22 La finocchiaro: "era meglio l'election day, ma sono scaduti i termini" Intesa in Senato: referendum il 21/6 Accordo tra maggioranza e opposizione nella Conferenza dei capigruppo: verso un disegno di legge (Ansa) (Ansa) ROMA - L'intesa, come previsto, è arrivata. Maggioranza e opposizione hanno trovato l'accordo sulla data del referendum: si voterà il 21 giugno. Per questo, si va verso un disegno di legge che permetta di spostare la data della consultazione oltre il limite di legge del 15 giugno. È quanto emerso dalla Conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama. Il disegno di legge sarà presentato alla Camera e - secondo quanto afferma il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri - dovrebbe essere approvato "in sede deliberante", cioè senza il passaggio in aula. PD E IDV - Anche la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, conferma questa ipotesi, sottolineando che però "la data del 21 giugno non ci soddisfa. Noi avevamo chiesto l'accorpamento alle elezioni del 6 giugno, ma ormai è tardi essendo scaduto il termine per procedere in questo senso. Si va al 21, ma - avverte - è bene che questa data resti certa". Il Pd è comunque disponibile a "un esame rapido di un testo che si preannuncia di poche righe". Confermata anche l'ipotesi "che si vada in deliberante". Netta, a tal proposito, la contrarietà dell'Italia dei valori. Il capogruppo Felice Belisario spiega che "l'Idv è contraria a qualsiasi spostamento della data del referendum", così come "siamo contrari alla deliberante. Continueremo la nostra battaglia perché è pericoloso non far votare i cittadini quando lo stabilisce la legge". LE POLEMICHE - L'approvazione di un ddl per spostare il referendum, in modo che coincida con i ballottaggi per le amministrative, era stata sollecitata dallo stesso presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Nelle settimane scorse, l'opposizione ha duramente attaccato la maggioranza, affermando che il mancato accorpamento del referendum (leggi la guida) alle elezioni europee ed amministrative del 6 giugno (un'ipotesi duramente osteggiata dalla Lega, che secondo Berlusconi era pronta a una "crisi di governo") provocherà una perdita di 400 milioni di euro. 22 aprile 2009
europarlamento Italiani a Strasburgo: assenze record Tra i 20 peggiori metà sono "nostri" La ricerca (privata) di un assistente parlamentare. Basse anche le presenze in commissione di GIAN ANTONIO STELLA L’onore dell'Italia in Europa lo salva un tedesco. Si chiama Sepp Kusstatscher, è sudtirolese, fa parte del gruppo dei Verdi e su 270 sedute plenarie ne ha bucate 2. Evviva. Su gran parte degli altri è meglio stendere un velo. Basti dire che tra i primi cento eurodeputati più presenti a Strasburgo i nostri sono 3. Meno di un terzo dei tedeschi e degli inglesi, un quinto dei polacchi. In compenso, sono nostri 10 dei 20 più assenteisti. Da arrossire. I dati sono stati raccolti da Flavien Deltort, un giovane assistente che, dopo avere lavorato in passato con Marco Pannella, si è messo cocciutamente a raccogliere uno dopo l’altro tutti i documenti ufficiali a disposizione. Con l’intento di metterli on-line. Il parlamento di Strasburgo (Olycom) Il parlamento di Strasburgo (Olycom) Un lavoro certosino. Interminabile. Deciso per supplire alla riluttanza dimostrata dall’Europarlamento nel fornire i dati che potrebbero consentire ai cittadini dell’Unione di vedere come lavorano i loro rappresentanti a Bruxelles e a Strasburgo. Riluttanza confermata nell’ottobre scorso quando il radicale Marco Cappato chiese ufficialmente, per avere infine un panorama chiaro, le tabelle delle presenze di tutti gli europarlamentari. Richiesta respinta dal segretario generale Harald Rømer, che gli spiegò: lei, come deputato, può chiedere solo i dati suoi. E basta: "Non esiste alcun documento consolidato che riporti il numero totale di presenze per Deputato alle diverse riunioni ufficiali" e il regolamento "non obbliga in alcun modo le Istituzioni a creare documenti per rispondere ad una richiesta". Una scelta da più parti contestata. E corretta tre mesi fa, nelle intenzioni, dal voto di una risoluzione presentata dallo stesso Cappato e approvata dall’assemblea a larga maggioranza: 355 a favore, 18 astenuti e 195 contrari, tra i quali quasi tutti i membri del Popolo delle libertà. Si trattava solo di una dichiarazione d’intenti. Ma esplicita: impegnava infatti l’assise continentale a "varare, prima delle elezioni europee del 2009, un piano d’azione speciale per assicurare sul proprio sito web, ad esempio nel quadro dell’iniziativa e-Parlamento, una maggiore e più agevole disponibilità di informazioni ". Ci si arriverà davvero? Difficile. Anzi: ormai, agli sgoccioli della legislatura, sembra praticamente impossibile. Peccato. Perché solo quei dati ufficiali potrebbero spazzare via polemiche, contestazioni e accuse di assenteismo e "fannullonismo " che si trascinano da anni un po’ in tutti i paesi. Ma soprattutto in Italia. Basti ricordare, tra i tanti, lo studio dell’Università tedesca di Duisburg che nel 2004 accertò come nella legislatura che si chiudeva, la presenza italiana alle sessioni di voto fosse stata del 56,2%, contro l’80,9 dei greci o l’ 82,5% dei tedeschi. Capiamoci: non c’è stata occasione in cui i dati siano stati accettati senza rivolte corali. "Non contano le presenze alle assemblee plenarie, conta il lavoro in commissione!". "Non conta il numero degli interventi in aula, conta il loro peso politico!". "Non contano le interrogazioni in aula, contano i risultati che si ottengono magari con un solo dossier!". Per carità, osservazioni legittime. Come è legittima la prudenza nel maneggiare lo studio dal quale attingiamo i dati di oggi. La sostanza delle cose, però, è inequivocabile. Prendiamo il lavoro nelle commissioni. I deputati che ne fanno parte possono provare la loro presenza mettendo la firma su due diversi registri: quello della commissione o quello generale. Ma tra i due c’è una differenza sostanziale. Il primo è pubblico e consultabile (con un po’ di pratica) da tutti, il secondo no: segreto. Risultato: ogni parlamentare beccato con un numero di presenze basso può sempre cavarsela giurando di avere partecipato molto più di quanto risulti. Anche a prendere i numeri con le pinze, però, ci sono domande che non trovano risposta. Come è possibile che pur avendo l’Italia un decimo dei seggi europei (78, come la Francia e la Gran Bretagna: solo la Germania coi suoi 82 milioni di abitanti ne ha di più: 99) ci ritroviamo con soli 6 rappresentanti nella classifica dei 250 più presenti nelle varie commissioni? Come mai possiamo schierare solo Vittorio Prodi (345 presenze), Umberto Guidoni (270), Patrizia Toia (255), il solito Kusstatscher (195), Pia Elda Locatelli (192) e Pasqualina Napoletano (155) per un totale appunto di sei parlamentari contro 13 dell’Olanda (che ha poco più d’un terzo dei nostri seggi), 22 della Spagna, 26 della Gran Bretagna e addirittura 49 della Germania? Gli italiani che in questa legislatura fino al 31 dicembre scorso si sono avvicendati sulle 78 euro-poltrone (una girandola pazzesca, frutto del disinteresse che la nostra classe politica prova nei confronti dell’Europa, vista troppo spesso soltanto come fonte di stipendi e prebende e benefit spettacolari) sono stati 109: è un disguido se solamente 25 risultano fra i 500 (cinquecento!) deputati più presenti nelle commissioni? È un disguido se su 921 euro-deputati transitati per Strasburgo in questa legislatura (anche negli altri paesi capita che alcuni scelgano di abbandonare, sia pure molto meno che da noi) quelli che risultano oltre la 800esima posizione sono addirittura 37 e oltre la 900esima ben 9? Quanto alle presenze alle sedute plenarie, come dicevamo all’inizio, la situazione è forse ancora più pesante. Non solo abbiamo solo tre parlamentari (Kusstatscher, Francesco Ferrari e Pasqualina Napoletano) tra i primi cento più assidui ma ne abbiamo soltanto 10 tra i primi trecento. Contro 17 spagnoli (che hanno ventidue seggi in meno), 25 britannici, 39 tedeschi. In compenso dominiamo le posizioni di coda, quelle oltre il 900esimo posto, con Fabio Ciani, Gianni De Michelis, Gian Paolo Gobbo, Armando Veneto, Alessandra Mussolini, Rapisardo Antinucci, Paolo Cirino Pomicino, Raffaele Lombardo, Adriana Poli Bortone e Umberto Bossi. Qualcuno, come ad esempio Pomicino e Bossi, può invocare problemi di salute. Altri no. "Pesati" i valori massimi e i valori minimi, i più presenti e i più assenti, i più loquaci e i più muti, i più attivi nel presentare interrogazioni e i più pigri, le tabelle offrono anche una specie di classifica finale. Da cui viene fuori che, tra i primi cento deputati europei, ne abbiamo otto. Con in testa, unica tra i primi dieci, Luisa Morgantini. Può bastare, insieme con la presenza di un po’ di "mediani " che fanno dignitosamente il loro lavoro, per consolarci? 22 aprile 2009 |
REPUBBLICA per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.repubblica.it/2009-04-22 Accordo di massima raggiunto oggi alla conferenza dei capigruppo Ma non è escluso che il provvedimento venga presentato prima alla Camera Referendum, intesa al Senato per ddl che sposta al 21 giugno Referendum, intesa al Senato per ddl che sposta al 21 giugno L'aula del Senato ROMA - Silvio Berlusconi, ieri, lo aveva già annunciato: il referendum sulla legge elettorale si terrà il 21 giugno, in cointemporanea coi ballottaggi delle amministrative. E oggi la conferenza dei capogruppo del Senato lo ha confermato, delineando un'intesa di massima per approvare un disegno di legge che sposti la data. Scavallando così il termine ultimo, stabilito dalla legge al 15 giugno. In sede di conferenza dei capigruppo non è stato ancora chiarito se l'iniziativa legislativa partirà da Palazzo Madama: non è escluso, infatti, che l'input possa arrivare dalla Camera. Riguardo alla possibilità che il ddl venga approvato in sede deliberante da una commissione, l'Italia dei Valori ha espresso netta contrarietà. Felice Belisario, presidente dei senatori dell'Idv, conversando con i giornalisti al termine della conferenza dei capigruppo, ha detto che deve essere l'assemblea e non una commissione a decidere sulla materia elettorale. "Riteniamo pericoloso - ha spiegato - non far votare i cittadini". Fiducioso sulla soluzione che si prospetta con il varo del ddl si è detto il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri. "Ci sarà un confronto - ha dichiarato - più tecnico che politico. Alla conferenza dei capigruppo la vicepresidente del Senato Emma Bonino ha fatto alcuni rilievi critici. Ma quella che è emersa è una volontà politica prevalente, e non mi sembra di vedere all'orizzonte ostruzionismi particolari". (22 aprile 2009)
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L'UNITA' per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.unita.it2009-04-22 Referendum il 21 giugno. Approvato dl sicurezza Il Senato ha approvato il dl sicurezza che da oggi è legge. Hanno votato a favore la maggioranza, Idv, Pd e Udc. Contrari i senatori radicali. Il provvedimento, approvato dalla Camera senza le norme sulle ronde e sulla proroga dei Cie, non è stato modificato dal Senato. Alla conferenza dei capigruppo del Senato, inoltre, si è delineata una intesa di massima per approvare un disegno di legge che sposti la data del referendum al 21 giugno, scavallando così il termine ultimo stabilito dalla legge al 15 giugno. In sede di conferenza dei capigruppo non è stato ancora chiarito se l'iniziativa legislativa partirà dal Senato anche se non è da escludere che l'input venga dalla Camera. Riguardo alla possibilità che il ddl venga approvato in sede deliberante da una commissione, l'Italia dei Valori ha espresso netta contrarietà. Felice Belisario, presidente dei senatori dell'Idv, conversando con i giornalisti al termine della conferenza dei capigruppo, ha detto che deve essere l'assemblea e non una commissione a decidere sulla materia elettorale. "Riteniamo pericoloso - ha spiegato Belisario - non far votare i cittadini". Fiducioso sulla soluzione che si prospetta con il varo del ddl si è detto il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri. "Ci sarà un confronto - ha spiegato - più tecnico che politico. Alla conferenza dei capigruppo la vicepresidente del Senato Emma Bonino - ha proseguito Gasparri - ha fatto alcuni rilievi critici. Ma quella che è emersa - ha concluso - è una volontà politica prevalente e non mi sembra di vedere all'orizzonte ostruzionismi particolari". "La data del 21 giugno non ci soddisfa. Noi avevamo chiesto l'accorpamento al 6 giugno, per risparmiare centinaia di milioni di euro, ma ormai è tardi, essendo scaduto il termine per procedere in questo senso. Si va al 21, ma è bene che questa data resti certa". La capogruppo del Pd, Anna Finocchiaro, al termine della conferenza dei capigruppo da cui è uscito l'orientamento all'approvazione di una leggina, che dovrebbe essere presentata alla Camera per fissare il referendum al 21 giugno, non nasconde la sua delusione per come sono andate le cose, visto l'impegno dei Democratici per l'election day. Il Pd è comunque disponibile all"esame rapido di un testo che si preannuncia di poche righe", come spiega Finocchiaro, e che "potrebbe essere votato in sede deliberante in commissione". Ieri Dario Franceschini ha esposto i motivi per cui il Partito Democratico deve impegnarsi per il sì al referendum elettorale che si terrà il prossimo giugno. Franceschini ha spiegato ai dirigenti democratici che il sistema di voto che risulterebbe dall'approvazione dei quesiti referendari non soddisfa certamente il Pd ma in questo modo si aprirebbe la strada per un ragionamento serio sulla modifica della legge elettorale stessa. Intanto, durante la direzione, sono state definite tutte le caselle delle le liste per le europee. Ieri sera, dopo diverse riunioni, il vertice del partito ha raggiunto la quadra anche sulle circoscrizioni Nord-Est e Sud: la prima sarà guidata da Luigi Berlinguer, mentre teste di lista del Sud saranno Paolo De Castro, Rosaria Capacchione, la giornalista del Mattino minacciata dalla camorra, e l'europarlamentare uscente Gianni Pittella. Gli altri capilista che saranno proposti al varo della direzione sono Sergio Cofferati per il Nord-Ovest, David Sassoli per il Centro, Rita Borsellino per le Isole. Tra i candidati, Debora Serracchiani, Vittorio Prodi, Salvatore Caronna. Hanno invece preferito restare al parlamento italiano nomi come Marco Follini e Enzo Bianco. Ha optato invece per la ricandidatura a sindaco di Padova Flavio Zanonato. La riunione, iniziata alle 13, sta affrontando anche il tema del referendum elettorale. Il Pd è favorevole alla data del 21 giugno per la consultazione popolare, in quanto dopo la bocciatura dell'election day da parte del governo, con l'accorpamento ai ballottaggi almeno così "si riduce il danno", afferma il capogruppo democratico alla Camera, Antonello Soro, che si dice subito disponibile a approvare una legge ad hoc seguendo l'iter parlamentare più rapido. Oggi lo stesso Soro ha scritto una lettera al presidente della Camera, Gianfranco Fini, per chiedere la convocazione urgente della Conferenza dei capigruppo per affrontare il tema della calendarizzazione di un disegno di legge (e non un decreto legge) per posticipare la data del referendum. "Sia che si intenda fissare la consultazione per il 21 giugno - spiega Soro nella lettera - sia che si intenda farla slittare ulteriormente, è necessaria l'approvazione di uno strumento legislativo che, a nostro avviso, non può che essere un disegno di legge da approvare in tempi brevissimi e non un decreto legge che, in materia elettorale, riterremmo improprio". Stessa richiesta è arrivata al presidente del Senato, Renato Schifani, da parte di Anna Finocchiaro. Ma la discussione interna al Pd ora riguarda la posizione del partito sul merito del referendum. Arturo Parisi, leader degli ulivisti del Pd , chiede un voto dell'assemblea costituente del partito su referendum e collocazione nel parlamento europeo. "Quale sia la posizione ufficiale del Partito sul voto referendario e quale la nostra collocazione europea - sottolinea Parisi - sono domande che non hanno avuto una risposta formale e impegnativa. Non credo che su due temi cruciali e così nitidamente politici il Partito possa andare avanti senza una chiara posizione ufficiale che impegni i suoi aderenti e le sue strutture e si accontenti invece di disporre solo di posizioni prevalenti, quasi fosse una questione di coscienza. Cosa direbbe Franceschini se la sua funzione di Segretario fosse affidata ad un riconoscimento prevalente?". 22 aprile 2009
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il SOLE 24 ORE per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.ilsole24ore.com2009-04-30 Cdm: referendum il 21 giugno commenti - |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci 30 aprile 2009 I Quesito - modulo colore verde II Quesito - modulo colore bianco III Quesito - modulo colore rosso PILLOLA POLITICA / Il referendum "spariglia-tutto" (di Emilia Patta) Il Consiglio dei ministri ha indicato il 21 giugno come data per lo svolgimento del referendum sulla legge elettorale. Lo spostamento è stato possibile grazie alla "leggina" approvata a tempo di record dalle Camere, entrata in vigore 28 aprile: prevede che i referendum ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione nel 2009 abbiano luogo in una domenica compresa fra il 15 e il 30 giugno, Il ministro della Difesa Ignazio La Russa uscendo da Palazzo Chigi ha annunciato che al referendum voterà sì, come del resto ha annunciato anche nei giorni scorsi il premier Silvio Berlusconi. "Altri della coalizione - ha detto La Russa alludendo ai leghisti - non sono di questo avviso, ma sul referendum non c'é l'obbligo del vincolo di coalizione, la scelta é lasciata alla libertà di coscienza". Cosa prevedono i quesiti referendari. I quesiti referendari ai quali dovranno rispondere i cittadini sono 3, proposti su moduli verdi, bianchi e rossi. Premio di maggioranza e innalzamento della soglia di sbarramento. Il primo e il secondo quesito prevedono premio di maggioranza alla lista più votata e innalzamento della soglia di sbarramento. Le attuali leggi elettorali di Camera e Senato prevedono un sistema proporzionale con premio di maggioranza. Il premio è attribuito su base nazionale alla Camera dei Deputati e su base regionale al Senato. È attribuito alla "singola lista" o alla "coalizione di liste" che ottiene il maggior numero di voti. Il primo e il secondo quesito - che valgono, rispettivamente, per la Camera dei Deputati (scheda verde) e per il Senato (scheda bianca) si propongono l'abrogazione del collegamento tra liste e della possibilità di attribuire il premio di maggioranza alle coalizioni di liste. In caso di esito positivo del referendum, la conseguenza è che il premio di maggioranza viene attribuito alla lista singola (e non più alla coalizione di liste) che abbia ottenuto il maggior numero di seggi. Un secondo effetto del referendum è che abrogando la norma sulle coalizioni verrebbero anche innalzate le soglie di sbarramento: per ottenere rappresentanza parlamentare le liste devono raggiungere un consenso del 4% alla Camera e 8% al Senato. Dunque la lista più votata ottiene il premio che le assicura la maggioranza dei seggi in palio. Le liste minori devono superare lo sbarramento. Abrogazione delle candidature plurime dello stesso candidato. Il terzo quesito riguarda l'abrogazione delle candidature plurime in più di una circoscrizione per uno stesso candidato. L'eletto in più circoscrizioni con l'attuale legge decide il destino di tutti gli altri candidati, la cui elezione dipende dal fatto che, scegliendo uno dei seggi che ha conquistato, lascia liberi gli altri. Attualmente circa un terzo dei parlamentari sono stati eletti in questo modo. Per spiegare l'attuale meccanismo se il candidato X eletto in più liste sceglie per sé il seggio "A" favorisce l'elezione del primo dei non eletti nella circoscrizione "B"; se sceglie il seggio "B" favorisce il primo dei non eletti nella circoscrizione "A". Con l'approvazione del terzo quesito la facoltà di candidature multiple verrà abrogata sia alla Camera che al Senato. (N.Co.) 30 aprile 2009
2009-04-22 Referendum, raggiunto accordo. Si voterà il 21 giugno commenti - |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci 22 aprile 2009 Accordo politico tra maggioranza ed opposizione per presentare un ddl di iniziativa parlamentare per spostare la consultazione referendaria al 21 giugno prossimo. È quanto emerso dalla Conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama riunitasi stamani. La leggina verrà presentata alla Camera e dovrebbe essere approvata in sede deliberante, cioè senza passaggio in Aula. Il presidente dei Senatori del Pdl, Maurizio Gasparri al termine della Conferenza dei capigruppo dice che si è trovata un'intesa politica sostanziale con l'opposizione. "La decisone è che si vada - spiega - verso una legge di iniziativa parlamentare che possa spostare al 21 giugno la data di svolgimento dei referendum elettorali, che probabilmente partirà dalla Camera. Probabile anche che si proceda in via deliberante". Indicazione confermata anche dalla presidente dei Senatori del, Pd Anna Finocchiaro, che però precisa: "la data del 21 giugno non ci soddisfa. Noi avevano chiesto l'accorpamento al 6 giugno, ma ormai è tardi essendo scaduto il termine per procedere in questo senso. Si va al 21 ma è bene che questa data resti certa". Il Pd è disponibile ad un rapido esame di un testo che sicuramente si preannuncia di poche righe. Secco il no dall'Idv. Il capogruppo Felice Belisario dice: "l'Idv è contraria a qualsiasi spostamento della data del referendum. Siamo contrari alla deliberante. Continueremo la nostra battaglia perché è pericoloso non far votare i cittadini quando lo stabilisce la legge". 22 aprile 2009
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